La necessità di far finanziare le proprie idee da parte dei neo-imprenditori, che non hanno capitali alle spalle, era una sfida prima della new economy e lo è tutt’ora, anzi forse di più, perché con l’avvento della tecnologia, di internet, dei telefonini e delle app, la possibilità di avere un’idea, creare un progetto e pensare sia vincente si è moltiplicata esponenzialmente.
Nelle prossime righe daremo conto dei vari strumenti a disposizione per ottenere capitali.
Investimento personale (bootstrapping)
Inutile dirlo, non c’è miglior modo di dimostrare di credere nella propria idea che metterci propri capitali.
L’utilizzo di denaro contante è ovviamente più diretto, mentre dare garanzie sui propri beni può dare l’accesso a forme di liquidità tradizionali, in cui la capacità attuale di restituzione può creare ulteriori ostacoli.
Cerchia di parenti ed amici
Di solito, dopo sé stessi, ci si guarda in giro e quindi è la volta dei genitori, degli amici o dei parenti più prossimi.
In gergo le 3F, family, friends and fools.
Denaro a cui spesso non corrisponde né la cessione di partecipazioni, né la sottoscrizione di contratti formali, la presenza di tassi di interesse, o la restituzione di rate prestabilite. Insomma una “cosa alla buona”
Venture Capitalist
Se avete la fortuna e la bravura di entrare in contatto con un venture capitalist, sappiate che si comincia a fare sul serio.
I fondi di questo tipo, specializzati in startup all’inizio del loro cammino, sono disposti ad investire ingenti somme di capitale, assumendosi ovviamente un rischio di insuccesso molto elevato. Investendo nel capitale entrano sia nella compagine sia nella governance e mettono a disposizione competenze, team e risorse molto ingenti.
Non investono in tutti i settori, ma solo in quelli ad alto potenziale di crescita ed un alto tasso di innovazione, di solito settori in cui la tecnologia si incrocia con attività quali la medicina, la salute, l’informatica, la comunicazione e la finanza.
Il loro obiettivo è farvi diventare un Unicorno e guadagnare un sacco di soldi.
Business angels
I Business Angels sono imprenditori, manager o ex manager che investono in piccole iniziative imprenditoriali (non sempre startup) e portano oltre ad una dote di capitale la propria esperienza, le proprie capacità tecniche e/o la propria rete di contatti. Normalmente siedono nel consiglio di amministrazione per avere possibilità di accedere alle informazioni aziendali.
Il capitale che apportano non è rilevante, ma in certe fasi di crescita costituisce un ottimo aiuto.
Incubatori d’impresa
Gli incubatori sono organizzazioni che aiutano e sostengono la crescita dell’impresa – spesso in settori di hi tech -, ma più che con denaro con servizi di consulenza manageriale o per la ricerca di finanza agevolata, mettendo a disposizione sedi, infrastrutture, attrezzature, conoscenza del settore, ecc.
La maggior parte di essi è pubblica.
Finanza agevolata
La finanza agevolata è oramai un “oceano rosso”, nel senso che l’abbondanza di bandi e di leggi agevolative (circa 500 in Italia!) ha aumentato a dismisura l’attrattività del settore, in cui nuotano migliaia di operatori, che potranno far accedere la startup a bandi locali, regionali, nazionali, europei, emessi dagli Enti Camerali o da Fondazioni private, o vi faranno sfruttare le normative nazionali previste per la transizione 4.0, la formazione, ecc.
I bandi sono a fondo perduto, quindi denaro erogato senza l’obbligo di restituzione totale o parziale, oppure nella forma del credito di imposta, quindi credito che può essere utilizzato per compensare tasse o contributi, oppure nella forma di contributi che abbattono i tassi di interesse concessi dalle società di leasing o dalle banche per i finanziamenti erogati.
Tante opportunità e soprattutto tanti soldi da non perdere.
Crowdfunding
Un altro canale con cui raccogliere risorse a sostegno della propria idea imprenditoriale sono le cosiddette piattaforme di crowdfunding, cioè operatori che operano attraverso portali che “lanciano” lo specifico progetto e raccolgono capitali da investitori.
Il limite di questo tipo di raccolta è il taglio dell’investimento: piccole quote da numerosi finanziatori.
Il crowdfunding si distingue nelle seguenti forme:
- l’equity crowdfunding, normalmente usato per finanziare startup innovative e piccole e medie imprese attraverso portali online autorizzati, eroga un contributo finanziario in cambio di quote societarie delle stesse imprese (equity).
- Il reward attribuisce una ricompensa: aderendo alla fase di lancio di un prodotto vengono assicurate condizioni di acquisto attuali o future di privilegio.
- Il Lending o peer to peer lending o social lending, in cui invece l’investitore presta denaro, ottenendo il rimborso del capitale maggiorato dagli interessi proposti. Il tasso di interesse è maggiore di quello bancario, ma sconta il fatto che le banche non avrebbero mai concesso una linea di credito.
Prestiti bancari e linee di credito a sostegno dell’operatività
Il limite di queste forme tradizionali di finanziamento consiste nel fatto che le banche italiane non sono banche di affari, ma banche commerciali, quindi erogano denaro in base al rating dell’azienda, alla sua storia, alla sua solidità patrimoniale, alla sua capacità di restituzione, tutti elementi che a fatica si trovano in una startup.
Non basta il miglior business plan per ottenere credito, se mancano garanzie e la bancabilità.
Da qualche anno, una forma di sostegno finanziario extra-bancario al circolante aziendale è costituita dall’invoice trading, vale a dire la cessione, tramite piattaforme web, a investitori professionali di fatture commerciali con scadenza mediamente 3-4 mesi, con un target di investitori professionali.
Se vuoi sapere come ottenere soldi da investitori o enti scrivimi: angelo.cittadini@ogroupco.com