Ritorno su un argomento che mi è caro, cioè la trasformazione digitale nelle PMI, perché quotidianamente aiutiamo le aziende nel percorso verso la transizione tecnologica, a volte però “trattenendo per la maglietta” gli stessi imprenditori od i collaboratori.
La combinazione di due fattori, cioè “l’abbuffata mediatica” – che stimola una vera e propria corsa alla tecnologia – e la grande disponibilità di benefici fiscali, stanno creando un effetto distorsivo.
Sia chiaro, è pacifico che la digitalizzazione fatica ad entrare nelle nostre PMI, ma il rischio che vedo spesso manifestarsi è che la vasta offerta di strumenti digitali non sia affiancata da una rigorosa analisi:
- dei propri processi aziendali;
- dei propri e specifici fabbisogni di tecnologia;
- dell’adeguata formazione e dell’appropriato mind-set per continuare ad usare questa tecnologia nel modo migliore.
Per questo motivo ritengo che le imprese debbano seguire un percorso che preveda:
- l’analisi del proprio modello di business, verificando che tipo di innovazioni siano effettivamente necessarie o decisive per lo sviluppo dell’azienda;
- la valutazione di come si svolgono i processi operativi od amministrativi, individuando le aree di miglioramento;
- l’esame del grado di competenze digitali e le conoscenze attuali e quelle da acquisire;
- la valutazione delle soft-skill delle persone coinvolte nel processo di transizione e quindi della loro disponibilità ed adattabilità al cambiamento;
- la progettazione con i team della road-map della crescita (to be);
Il nostro compito come consulenti o temporary è di aiutarle ad attuare tutte le fasi appena elencate, sostenendo ed accompagnando le imprese nel percorso alla conversione digitale secondo un flusso adeguato alla cultura aziendale ed alle risorse messe in campo.