Nel progetto architettonico il colore ha assunto importanza sempre maggiore, sia nella definizione della struttura e degli spazi architettonici, sia nel facilitare l’orientamento e nella comunicazione degli elementi interni e di facciata.
In edilizia il colore può derivare da un rivestimento, da una tinta applicata, da stampe digitali o semplicemente dalle caratteristiche dei materiali utilizzati.
Per definire cosa significhi “progettare il colore” è necessario tenere presenti i numerosi aspetti che influenzano questa operazione, legati ad ambiti non solamente architettonici: la storia, la psicologia, la sociologia, l’estetica e l’antropologia.
Il colore, infatti, influenza la percezione dell’ambiente che ci circonda, il comportamento delle persone che interagiscono con esso, ed il nostro stesso comportamento.
Il colore non incide solamente sul fattore estetico: aiuta ad individuare gli oggetti e ad interpretare l’ambiente, consente di capire dove ci si trova, guida nell’orientamento sia spaziale che temporale, indica i percorsi e i pericoli e permette di valutare il trascorrere del tempo: giorno/notte, stagioni, etc. I colori sono stimolazioni sensoriali legate non esclusivamente alla vista, interagiscono, infatti, con gli altri sensi, come il tatto, l’olfatto, il gusto, l’udito, e con la percezione delle distanze e delle forme.
La percezione del mondo esterno è fortemente condizionata dal colore: prima ancora di toccare e usare gli oggetti il loro colore spesso rivela caratteristiche che poi dovranno essere verificare al tatto e con gli altri sensi.
Il progetto del colore deve seguire dei principi di armonia ed efficienza per rendere l’ambiente che ci ospita confortevole e fonte di benessere psicofisico. L’utilizzo errato o inconsapevole del colore, infatti, crea sensazioni spiacevoli e di disorientamento.
Il colore è luce: è importante considerare che la luce ed il colore possono essere usati in modo complementare per accentuare l’effetto, o utilizzati in contrapposizione per trovare equilibrio o per annullarsi a vicenda. Questo utilizzo di colore e luce è utile negli interni domestici, ma diventa fondamentale negli spazi di vendita: un colore può valorizzare una merce o renderla completamente avversa al cliente. Ad esempio per presentare al meglio gli alimenti dolci un ambiente con prevalenza di colore blu è il più adatto perché stimola la voglia di alimenti zuccherosi.
Altro elemento importante sono i colori di contrasto: quando guardiamo un oggetto, il nostro occhio crea in automatico anche il suo colore di contrasto, non abbiamo percezione di questo fenomeno quando la visione avviene per un tempo limitato, se invece osserviamo quel colore per molto tempo, nel momento in cui distogliamo lo sguardo vediamo dei puntini del suo colore complementare.
Ad esempio se fissiamo per qualche secondo un’immagine di colore blu e poi spostiamo lo sguardo su una parete bianca vedremo degli aloni arancioni.
È un problema legato alla percezione facilmente risolvibile utilizzando nello stesso ambiente entrambi i colori, una tinta pura ed il suo complementare come avviene nelle sale operatorie: al rosso del sangue su cui il chirurgo deve dirigere lo sguardo per ore, vengono contrapposti pareti e tessuti verdi. In questo modo l’occhio non deve più compensare il contrasto e la vista risulta meno affaticata.
Nel progetto cromatico gioca un ruolo fondamentale la riflessione del colore sulla percezione degli ambienti, ad esempio ambienti chiari sono più luminosi, appaiono più grandi e più rilassanti. Al contrario un ambiente con pareti scure ha un effetto più eccitante, e i soffitti scuri sembrano più bassi. La scelta di colori caldi può restituire la sensazione di un interno rimpicciolito, mentre i colori freddi lo rendono più ampio.
Di seguito si riportano alcune indicazioni secondo alcune destinazioni d’uso.
Nelle scuole la scelta del colore è orientata a facilitare l’apprendimento, la concentrazione, l’orientamento e la sicurezza, il colore, infatti, influisce sul comportamento degli studenti e sulla soglia di attenzione. Nelle aule, ad esempio, dovrebbero essere scelti colori chiari, freddi e poco saturi per tutte le pareti tranne quella alle spalle dell’insegnante, che risulta più stimolante se caratterizzata da un colore caldo, sempre chiaro e poco saturo.
Ovviamente nelle aule anche l’illuminazione naturale è di fondamentale importanza, e la scelta di integrarla con sorgenti artificiali deve avvenire attraverso luci incolori e con distribuzione uniforme. Ad esempio la scelta di lampade dimmerabili, associata ad adeguati sistemi domotici, consentirebbe di regolare l’intensità e la distribuzione dell’illuminazione artificiale in base alla reale esigenza di integrazione dell’illuminazione naturale, con conseguenti benefici sia economici che pratici. I parametri di scelta dei colori dovrebbero tenere in considerazione anche l’età degli alunni, nei primi anni di età sono infatti appropriati colori caldi e stimolanti, mentre la necessità di apprendimento e concentrazione che caratterizzano le scuole dell’obbligo rendono più utili i colori freddi.
Nelle biblioteche e nelle aule lettura/studio l’illuminazione dovrebbe essere uniforme ed adeguata, mentre i colori dovrebbero essere rilassanti, ma non soporiferi e l’arredamento essenziale per non interferire con il campo visivo e la concentrazione. In spazi come i laboratori e le palestre è importante che siano scelte sorgenti luminose che non causino fenomeni di intermittenza, che renderebbero poco leggibili i movimenti.
Negli spazi comuni dedicati alla ricreazione, al contrario degli spazi d’apprendimento, i colori caldi e saturi sono consigliati perché spingono alla socializzazione e allo sfogo delle tensioni e dell’energia motoria accumulata durante le lezioni.
I corridoi e gli atri permettono un uso più creativo del colore: essendo luoghi di passaggio l’applicazione di colori forti non crea alterazioni psicofisiche e anzi permette di giocare con lo spazio e diventa un ausilio all’orientamento. Allo stesso modo la luce usata in modo differenziato per creare diverse zone in uno stesso spazio rende l’ambiente più dinamico e memorizzabile.
Negli ambienti di lavoro lo sforzo visivo deve essere controllato e contenuto: è lo spazio dove si passano più ore nell’arco della giornata, spesso davanti ad un computer, dove l’occhio umano viene spesso posto sotto sforzo continuo. L’ambiente circostante, quindi, deve avere colori che aiutino la concentrazione senza creare ulteriore stress: devono essere evitati fenomeni di adattamento visivo o di contrasto simultaneo che stancano l’apparato visivo e l’illuminazione deve essere studiata per evitare abbagliamento o eccessivi contrasti luce-ombra.
Un ambiente completamente bianco è quindi da evitare, come lo sono i colori troppo saturi. I colori, caldi o freddi, devono essere ben equilibrati e distribuiti nello spazio, ma sempre in tonalità chiare e poco sature, tenendo conto delle finestre e delle necessità di orientamento. La luce deve essere composta dalla combinazione di luce naturale e artificiale, diretta e diffusa. I colori aziendali dovrebbero essere presenti per aumentare il senso di appartenenza, ma in quantità ridotte per non diventare elementi di distrazione.
Nell’industria invece il colore ha lo scopo di segnalare i pericoli, i mezzi in movimento, le attrezzature e le uscite di sicurezza, di aiutare nell’orientamento e differenziare le diverse aree.
Esistono molte leggi che normano l’utilizzo di segnaletica e comunicazione per gli spazi industriali, identificando con colori differenti i segnali relativi a differenti aree comunicative (pericoli, obblighi, dotazioni di sicurezza, vie di fuga…).
Il colore risulta quindi utile sia per la definizione di aree legate ad attività specifiche, sia per aumentare la soglia di attenzione e la visibilità del piano di lavoro.
Ad esempio nell’ambito produttivo relativo all’assemblaggio o alla realizzazione di oggetti, specialmente se si necessita di lavori ad alta precisione, è importante che venga tenuto in considerazione il bisogno di avere uno sfondo e un piano di lavoro che permettano una visione ottimale: devono quindi essere evitati fenomeni di contrasto simultaneo e abbagliamento o, all’opposto, la presenza di colori troppo simili che non facciano individuare gli oggetti sul piano. L’ambito industriale è sempre stato considerato un luogo grigio, colore che lo caratterizza emotivamente e fisicamente, ma negli spazi in cui è stato sperimentato l’uso del colore in modo decorativo, oltre che pratico, sono stati riscontrati un minore assenteismo ed un maggiore attaccamento al lavoro, poiché l’ambiente risulta più piacevole.
E infine un cenno all’ambiente ospedaliero. Entrare in un ospedale crea sempre una situazione di ansia e disagio. Tali sensazioni risultano legate alle attività che si svolgono in ospedale ed ai motivi, quasi mai piacevoli, per cui vi si ha a che fare, ma anche all’aspetto con cui ci si presenta l’ambiente. In passato la scelta del bianco come colore prevalente è stata legata alla volontà di comunicare un senso di igiene e cura, con il tempo, invece, tale colore è stato legato, nell’immaginario collettivo alla malattia ed alla degenza. Per questo motivo è sempre più diffusa la tendenza ad applicare il colore nelle strutture ospedaliere.
Se, da un lato, è comprensibile lo scetticismo sulle terapie legate al colore, risulta però innegabile l’effetto psicologico che questo può avere sulle persone. Utilizzare colori specifici nelle camere, nei corridoi, nei diversi reparti e negli ingressi può aiutare una predisposizione psicofisica alla guarigione e quindi aiutare i pazienti nei periodi di degenza, soprattutto in relazione ad alcune patologie. Per rendere le cliniche e gli ospedali più accoglienti e a misura d’uomo la luce e il colore dovrebbero essere progettati per far sentire gli utenti ed i degenti a proprio agio, distraendoli dal proprio malessere.
In questi spazi i colori hanno anche un fondamentale ruolo nell’orientamento, nella distinzione dei diversi reparti e nella differenziazione e comprensione delle zone accessibili e non.